Trieste - Via Carlo Ghega e Via Benvenuto Cellini

Palazzo Rittmeyer (via Carlo Ghega, 12 ; via Cecilia de Rittmeyer, 1 ; via Martiri della Libertà, 4 ; via Martiri della Libertà, 2) L'attuale edificio, sito nell'omomima via, è il risultato di un innalzamento e rimodernamento della casa di città della famiglia Rittmeyer voluto dal barone Carlo de Rittmeyer nell'aprile del 1863. Il progetto fu affidato all'architetto Giuseppe Baldini. Già nel 1829 l'allora proprietario, Eliseo Rittmeyer, aveva presentato al Magistrato Civico un progetto per sopraelevare la casa risalente al 1823. La costruzione, tipica del periodo eclettico, comprendeva un giardino pensile che si estendeva verso l'attuale Via Udine. Nel 1863 venne acquistata la vicina proprietà di Panajoti di Demetrio dando così il via ai lavori di ristrutturazione. Nel 1914 la baronessa Cecilia de Rittmeyer donò il palazzo al Comune il quale lo destinò, quarant'anni più tardi, al Conservatorio di Musica Giuseppe Tartini.

Descrizione morfo - tipologica: Posto ai margini del Borgo Teresiano, il palazzo Rittmeyer occupa uno degli ultimi lotti edificati di forma regolare, prima che l'orografia del suolo contribuisca a frazionare gli isolati in elementi più piccoli ed irregolari. Pianta a "C", tra le più ampie della zona. Fabbricato sviluppato su quattro livelli, fronte principale lungo la via Ghega e due ali laterali lungo le vie Rittmeyer e Martiri della Libertà.Strutture verticali in muratura portante di laterizio, con risarciture in cordoli di calcestruzzo armato. Orizzontamenti recentemente realizzati in laterocemento. Strutture di copertura tutte in calcestruzzo armato; Rimangono lignee le strutture di solaio e di copertura in corrispondenza dell'Aula Magna dell'Istituto. Manto di copertura in coppi curvi rossi con lucernari rettangolari, nascosto da un rialzo in muratura realizzato in continuità con le facciate perimetrali. Ampliamento realizzato nella corte centrale, addossato alla struttura dell'edificio preesistente, ma con struttura intelaiata in acciaio zincato a vista, copertura piana con manto in fogli catramati saldati a caldo ed ampie superfici vetrate. Al di sotto del terrapieno che completa il lotto sul lato settentrionale, è ricavata la Sala Rittmeyer, con una struttura intelaiata in calcestruzzo armato e tetto piano trattato a verde con lucernari a cupola. L'edificio presenta tratti tipici dell'epoca barocca, ripresi dall'eclettismo triestino di metà secolo XIX. Facciata principale tripartita verticalmente, fortemente simmetrica; basamento a bugnato in pietra bianca bulinata con abbassamento in pietra bocciardata, fascia centrale comprendente due livelli trattati ad intonaco, con ampie finestrature rettangolari al primo piano ed arcuate al secondo, coronamento scandito da sporgente linea di gronda sopra a finestre ellittiche baroccheggianti.
Asse di simmetria sottolineato dall'ingresso principale con portale e balconi soprastanti. Spigoli dell'edifico rafforzati da lesene in pietra decorate da motivi geometrici piramidali. Facciate laterali ripartite verticalmente, ma non simmetriche. Prospetti sul retro e sulla corte interna più sobri, senza decorazioni, nè simmetrie, mantengono la stessa dimensione dei fori. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it/).

L'eccidio di via Ghega del 23 aprile 1944.
Il territorio di Trieste si trovava occupato dall'esercito tedesco, che governava la cosiddetta Zona d'operazioni del Litorale adriatico (Operationszone Adriatisches Küstenland, abbreviata in OZAK). Dopo l'8 settembre 1943 la guerra tra nazifascisti e slavi si era inasprita giorno dopo giorno, trasformandosi in guerriglia con azioni sempre più violente a cui seguirono continue rappresaglie da entrambi i fronti. In questa situazione di guerriglia, i partigiani decisero di attaccare i nazisti in maniera sfrontata, proprio nei luoghi considerati più sicuri e inaspettati (ad esempio, luoghi di riposo o svago), al fine di aumentare la tensione psicologica dei tedeschi, in modo da non concedere loro neanche un momento di tregua, oltre che ricercare la massima visibilità dell'azione antinazista per risvegliare le coscienze della popolazione triestina. In via Ghega al numero 12 c’è il palazzo Rittmeyer, oggi è sede del Conservatorio di musica Giuseppe Tartini, ma che nel 1944 era stato trasformato in Deutsches Soldatenheim, "Casa del soldato", una sorta di foresteria con mensa per i militari germanici. Il 22 aprile 1944 un attentato dinamitardo, compiuto da due partigiani d’origine azerbaigiana, cioè prigionieri sovietici, che scappati dalle prigioni tedesche, si erano arruolati con i partigiani, causò la morte di cinque militari tedeschi ed il ferimento di diverse altre persone. A seguito dell'attentato dinamitardo alla mensa, il giorno dopo, 23 aprile 1944, il comando tedesco ordinò un'immediata rappresaglia per dare una lezione alla popolazione di Trieste: 51 tra detenuti e prigionieri politici, italiani, sloveni e croati già detenuti nel carcere del Coroneo o arrestati per strada perché trovati sprovvisti di documenti, tra cui sei donne e diversi ragazzi di 16-17 anni, dopo averli portati sul luogo dell'attentato, furono impiccati ed esposti penzolanti lungo lo scalone interno dell’edificio e, mancando posti a sufficienza, anche dalle finestre del Rittmeyer sulla pubblica via, dove rimasero per due giorni, come un raccapricciante monito per comunicare a chi avesse voluto ribellarsi quale sarebbe stata la reazione delle autorità nazifasciste. (Fonte: Dino Cafagna - Trieste che non c'è più)


Sopra: La lapide, dettata da Silvio Benco, esposta nel 1947, a ricordo dell’eccidio di via Ghega esposta sulla facciata del palazzo Rittmeyer.
Ogni anno, il Comune di Trieste onora la memoria delle vittime delle barbarie naziste, deponendo una corona d’alloro.


Sopra e sotto: Via Brnvenuto Cellini angolo Via Carlo Ghega:
Palazzo del 1903 dell'architetto Giacomo Zammattio, (1859-1927)
con bassorilievo firmato "C. Mayer"

A sinistra: Casa in Via Carlo Ghega n. 9, datata 1836, viene attribuita dalla critica all'architetto Angelo Gorian. Del palazzo non si conserva alcun progetto originale. Diverse modifiche hanno interessato l'edificio dalla fine del XIX secolo. Nel 1925 venne modificato il pianoterra per ospitare i nuovi locali commerciali. Attualmente l'edificio è occupato da negozi al piano terra, da uffici e unità abitative ai piani superiori.
Descrizione morfo - tipologica:L'edificio è costituito da tre livelli fuori terra, più un attico. Unico affaccio su Via Carlo Ghega. Il piano terra è a bugnato, mentre i piani superiori sono trattati ad intonaco. L'alto piano terra presenta tre aperture ad arco a tutto centro, alternate ad aperture rettangolari, arricchite da bugne disposte a raggiera. La parte centrale della superficie superiore è caratterizzata da uno specchio rientrante suddiviso da due colonne ioniche di ordine gigante che simulano una finta loggia. Tre porte finestra si aprono sul balcone in pietra decorato da motivi geometrici. Le finestre del primo piano sono arricchite da cimase lineari sostenute da piccole mensole. A coronamento della facciata emerge un attico con quattro finestre di dimensione ridotta. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it/).

A destra:
Casa Wauxhall in via carlo Ghega n.8, costruita nel 1786 per il facoltoso comerciante del quale porta il nome, per moltissimi anni ospitò in ambienti lussuosi un asilo d'infanzia diurno.
Durante la notte diventava una "casa di piacere" comunemente nota come Caffè Chantant Wauxhall. Verso la fine del 1900 verrà aperta la Locanda alla gran Czarina.


Via Carlo Ghega 7



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